Rieccomi con una piccola goccia di
memoria che mi ha dato da pensare a come oggi i tempi siano ben
lontani da quelli che erano una volta.
L'altra mattina stavo
aspettando l'ascensore quando è arrivata anche l'anziana signora che
abita qualche appartamento sotto di me. Dopo le solite frasi di
rituale, tanto per non rimanere in un silenzio imbarazzato, mi metto
a parlare del tempo, dicendo che fa un freddo pazzesco e c'è
un'acqua e un vento che danno fastidio. L'anziana donna stava
tornando dal supermercato con il suo carrellino: minuta, con i
capelli bianchi scarmigliati e l'ombrello gocciolante, mi gratifica
di un sorriso e dice: “eh lo so. Sai, ho ottantasette anni e inizio
a sentirli, con questo tempo, andare a fare la spesa è molto più
faticoso”. Dopo qualche altra frase di circostanza sull'età, mi
dice: “E comunque posso dire di avere già vissuto tanto, pensa che
mia madre mi ebbe a diciotto anni, mio padre già ne aveva
sessantasette. Lui morì poco dopo ed io fui spedita in collegio fin
dai quattro anni. All'epoca sessantasette anni erano già tanti,
sembravano tanti anche a me, poi però li ho raggiunti e li ho
passati. Ne hai ancora un bel po' davanti a te”. E con questo mi ha
augurato buona giornata, ed è entrata in casa.
Non so perchè mi abbia
molto colpito questo discorso. La prima cosa che ho pensato è che
cosa disse la gente all'epoca quando una diciottenne era finita in
sposa a uno con cinquanta anni più di lei? Probabilmente niente,
all'epoca era normale. O forse no? Certo i matrimoni erano combinati
e quindi come capitava capitava... eppure oggi si griderebbe a lei di
essere una mignotta e a lui di essere un pedofilo. Con l'eccezione
delle persone famose, perchè loro sono una specie di casta
intoccabile.
G.
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