giovedì 31 ottobre 2013

I personaggi di "Via col Vento"

Per l'ennesima volta ho finito di leggere Via col Vento, e per l'ennesima volta, sono sicura che si tratti del più grande capolavoro letterario che sia mai stato scritto. Lasciate perdere Dante, Joyce, Foscolo, Shakespeare... La signora Mitchell fa un baffo a tutti quanti, sia per la trama che per i personaggi.
Non starò a scrivere il riassunto del libro, perchè essendo stato fatto pure un film (capolavoro anch'esso), tutti dovrebbero sapere di che cosa parla, e se non siete fra questi, la buona wikipedia saprà soddisfare tutta la vostra egregia curiosità. In realtà voglio scrivere dei personaggi principali, dei i loro difetti e delle loro virtù, e come si completano tra loro.
La figura di Rossella O'Hara è forse la più famosa delle figure femminili della letteratura, portata in auge anche dalla bellissima e bravissima Vivien Leigh che interpretò magistralmente quella ragazzina impertinente, egocentrica e meschina che visse la caduta della Georgia “piegandosi ma mai spezzandosi”. Penso che il suo personaggio sia il migliore in assoluto e mi tolgo il cappello al cospetto dell'autrice perchè sono fermamente convinta che se è facile descrivere e muovere personaggi che ci piacciono, personaggi odiosi e antipatici come Rossella sono un impegno in più. Rossella ha tutte le caratteristiche che non la rendono una gran signora: estremamente egocentrica e caparbia, odia tutto e tutti tranne Ashley, di cui è follemente innamorata. La sua caratteristica principale è quella di non curarsi di ciò che pensa la gente, di avanzare nella storia come un carro armato indistruttibile, rimandando “a domani” tutti i pensieri che potrebbero spezzarla. Siamo portati a odiarla per tutte queste sue caratteristiche, eppure la ammiriamo proprio per questa sua tenacia nel perseverare in comportamenti “sbagliati e peccaminosi”, perchè conosciamo le sue ragioni e i suoi pensieri e per quanto vogliamo dirne contro, sappiamo che lei era nel giusto. In un'America sconvolta dalla Guerra Civile, tra i tanti personaggi che si incontrano lei è l'unica con la forza d'animo necessaria a superare i fatti, motivo per cui tutti gli altri finiscono per riunirsi attorno alla sua figura, a passare sopra ai suoi capricci e misfatti, perchè lei è la nave che, seppur sbandando, porta in salvo attraverso gli eventi tutti gli altri.
 Vivien Leigh in una interpretazione di Rossella O'Hara

A bilanciare il suo carattere così cattivo, c'è la cognata Melania. Questa piccola signora riesce, come Rossella, a raccogliere attorno a sé i personaggi della storia. Nel libro viene giustamente definita come una bandiera attorno a cui la gente si riunisce perchè lei è praticamente tutto ciò che Rossella non è. Siamo portati a pensare, così come tutti gli altri personaggi, che Melly sia una grandissima sciocca, cieca nei confronti di Rossella perchè sistematicamente la difende. Eppure a ben pensarci, Melania è l'unica di tutto il libro che veramente riesce a comprenderla fino alla fine, dimostrando di conoscerla meglio di quanto Rossella non conosca se stessa. Se abbia mai avuto sentore dell'amore tra Ashley e Rossella o dell'odio che questa ha sempre provato per lei, Melania non lo da a vedere, sorretta forse dalla convinzione che la cognata non è realmente innamorata di suo marito e che dietro alle sue azioni non ci sia l'effettivo ragionamento che noi sappiamo, ma un altruismo che tutti gli altri non possono vedere. Melania dimostra una fede cieca nella cognata. Continuamente nel libro, Rhett sostiene che se lei fosse in grado di sapere i veri pensieri di Rossella probabilmente ne sarebbe inorridita; io penso invece che Melania abbia saputo leggere nel cuore di Rossella molto meglio di tutti gli altri personaggi che si fermavano a quella che la stessa autrice definisce la corazza di ferro dentro la quale Rossella si era rinchiusa per non cadere piegata dagli eventi. Alla morte di Melly, quando cadono i veli, anche Rossella se ne renderà conto, e di conseguenza ci farà apprezzare meglio il valore del personaggio di Melania. Coraggiosa in modo completamente opposto, buona e provvista di tutte quelle qualità che Rossella ha dovuto tralasciare per fronteggiare gli eventi.

 Melania Hamilton, la cognata di Rossella e moglie di Ashley. interpretata da Olivia de Havilland

Tra i personaggi femminili di secondo piano che si trovano a girare vorticosamente attorno a queste due carismatiche figure, c'è Mammy, la balia di Rossella. Pur rimanendo dietro le quinte, lei è la sola oltre a Melly in grado di comprendere la padroncina, anche se in maniera diversa. Mentre infatti Melania non conosce la cattiveria e quindi trova in Rossella ciò che vi è di buono per quanto in profondità essa riesca a nasconderlo, Mammy sa quali sono i suoi pensieri, conosce il disprezzo che essa prova per Melania, l'amore che nutre per Ashley e il motivo del suo sciagurato comportamento. Mammy trova in Rossella la cattiveria e la praticità, e penso che ne ammiri la lungimiranza (ad esempio quando la aiuta a sposare Franco sebbene questi fosse il promesso sposo della sorella Susèle). Con questo non intendo dire che Mammy giustifichi la condotta di Rossella, anzi, continuamente trova modo di rinfacciarle le sue scorrettezze e di richiamare alla memoria gli insegnamenti della madre, mettendola spesso a confronto con la genitrice. Eppure, la balia, assieme a Rhett, capisce che un animo come quello di Rossella, così pratico ed egoista è l'unico che può andare avanti e resistere ai drastici cambiamenti che hanno sconvolto gli Stati del Sud. Secondo Mammy, la condotta di Melania è molto meglio di quella tenuta da Rossella, eppure è consapevole del fatto che il modo di fare di Melly non avrebbe aiutato assolutamente a fronteggiare gli avvenimenti.

Mammy

La figura di Ashley all'interno del libro è forse la più fiacca, ed è uno dei pochi che si finiscono col disprezzare veramente. Debole di carattere, perso in un mondo tutto suo quando bisogna invece pensare alla praticità per riuscire a salvarsi, il suo personaggio attraversa la storia come un diafano fantasma, reso importante solo dall'amore che Rossella e Melania provano per lui. Eppure troviamo una sorta di rassomiglianza tra lui e Rossella: mentre lei si è chiusa nella sua botte di ferro per cercare di sopravvivere rinunciando a tutti gli insegnamenti e non dando peso all'opinione pubblica, Ashley si è rinchiuso in un bozzolo fatto di bambagia. Continuando a pensare ai tempi andati, alla guerra e all'onore, egli rinuncia alla praticità, chiude gli occhi di fronte alla realtà, lasciando che siano altri a pensare a queste cose. Nel suo mondo di ideali, man mano che la storia procede, Ashley comincia a disprezzarsi, così come iniziamo a disprezzarlo noi. Strano che a salvarlo dalla nostra ipocrisia e da quella di altri personaggi, ci pensi proprio Rhett, con il quale non è mai andato d'accordo. Infatti ad un certo punto della storia, sarà proprio lui a dichiarare che Ashley è il tipo di uomo che non era adatto a fronteggiare la Guerra di Secessione e tutti i piccoli e grandi sconvolgimenti che hanno scosso l'America del Sud in quell'epoca. Semplicemente, era l'uomo sbagliato al momento sbagliato, e questa era la sua disgrazia. In un'altra epoca, in un altro momento, come potrebbe essere quello dei vecchi tempi che egli ama tanto ricordare, probabilmente sarebbe non solo sopravvissuto, ma anche favorito dagli eventi. Tutto questo porta ancora una volta a dare peso alle due figure femminili di Rossella e Melania, che aiutano quest'uomo destinato ad essere sopraffatto, a cavarsela.

Una scena tratta dal film: Rossella con Melania e Ashley

L'ultimo grande personaggio assai complicato del romanzo e decisamente il migliore assieme a Rossella, è Rhett Butler. Egli resta un enigma fino alla fine del libro: con il suo carattere pungente, sconsiderato e leggero, attraversa la storia comportandosi da perfetto mascalzone e dicendo o facendo sempre il contrario di quello che si potrebbe pensare, così che non si capisce mai a cosa veramente miri. Il suo tono canzonatorio che lo accompagna per tutto il libro, rende più leggero il libro e la narrazione è molto più scorrevole. È l'unico personaggio a saper leggere nell'animo di Rossella senza conoscerla e anche lui la comprende fino in fondo, forse pure meglio di Melania, Mammy e di Rossella stessa. È l'unico con cui Rossella si trova in sintonia, perchè è sostanzialmente fatto della sua stessa pasta: la famosa frase “Francamente me ne infischio” riassume in tutto e per tutto il suo personaggio. Non si cura di ciò che pensa la gente, costruisce il suo impero sulla rovina della Confederazione, non condivide gli ideali dell'epoca, frequenta gli yankees e tiene anche lui un comportamento tanto sconsiderato da essere messo al bando dalla sua stessa famiglia. Anche nel suo caso Melania è l'unica a comprenderlo veramente per quello che è, l'unica a vedere la parte buona nel suo personaggio, perchè Melly non concepisce la cattiveria nelle altre persone. E anche in questo caso, lei è l'unica ad avere ragione: fondamentalmente Rhett resta un meridionale, che può rinnegare quanto vuole le sue origini, ma a cui farà sempre ritorno; sarà un mascalzone che farà le cose per tornaconto personale, ma le sue azioni hanno lo stesso fondo di altruismo che c'è in Rossella e sarà l'unico, in tutta la storia, ad apprezzare fin dall'inizio il personaggio di Melania.

Il Capitano Butler. Interpretato da Clark Gable

Quindi escludendo Mammy, questi quattro personaggi mostrano quattro differenti persone che con i loro diversi modi di agire affrontano lo stesso grande periodo: la Guerra di Secessione. Rossella risulta essere il tipo di donna con la forza d'animo necessaria a sopravvivere; Rhett, che con il suo sarcasmo e la sua condotta da poco di buono non ha bisogno di nessuno per rimanere a galla; Ashley, che senza le figure femminili sarebbe stato un uomo schiacciato dal peso degli avvenimenti e Melania, che aiutata da Rossella trova comunque la forza per andare avanti da sola.
Alla fine del libro mi sono ritrovata a chiedermi: a quale personaggio sarei assomigliata in quegli eventi? Difficile dirlo. Ognuno di loro ha i pro e i contro. Una cosa però è certa: che tra tutti, anche a costo di risultare egoista, caparbia, senza cuore e meschina, preferirei assomigliare a Rossella.

 Scena tratta dal film: Rhett Butler e Rossella O'Hara

G.

venerdì 25 ottobre 2013

Pasta con zucchine e ricotta salata

L'altra sera avevo voglia di mangiare qualcosa di leggero ma sfizioso. Trovando delle zucchine del frigo ho pensato ad una bella pasta. Ecco quel che ne è uscito!

Cosa ci serve:

Zucchine
Burro
Olio
Cipolla
Sale
Pasta (quella che prefrite, anche se con questo tipo di condimento si adatta meglio la pasta corta)
Ricotta salata

Come si fa:

Lavate e mondate le zucchine, tagliatele a fettine non troppo sottili e mettetele in padella con un po di olio, una noce di burro e della cipolla tritata (non troppa, serve solo per dare sapore). Cuocete fino a quando le zucchine non avranno cambiato colore. Potete tenerle più crude o cuocerle un po' di più a seconda dei vostri gusti. Aggiustate di sale e lasciate riposare.
Cuocete la pasta che avete scelto. Una volta pronta, rimettete su fuoco vivace le zucchine, incorporatevi la pasta e date una bella mescolata.
Mettete in un piatto e spolverate con la ricotta salata.

Risultato:


Se non avete la ricotta salata, si adatta benissimo anche il parmigiano. Se volete dare uno sfizio in più, prima di incorporare la pasta, aggiungete alle zucchine delle striscioline o dei dadini di prosciutto cotto.
Le zucchine sono buonissime anche da sole come contorno.

G.

lunedì 21 ottobre 2013

Un uomo e una gamba

Quando avevo otto anni chiesi alla mia nonna paterna come aveva conosciuto il nonno. Ancora oggi, a distanza di anni, quella storia mi fa pensare.

Loro abitavano in un paesino della Puglia, di quelli che tutt'ora sono piccoli centri bucolici in cui tutti conoscono tutti: mi ricordo che quando passai da lì una volta per le vacanze metà dei paesani mi riconobbe malgrado io non li avessi mai visti e sentiti nominare.
Nonna raccontava che aveva adocchiato il nonno e le era subito piaciuto per via dei suoi capelli rossi, ma non sapeva come approcciarlo. A dire il vero all'epoca era anche considerato sconveniente per una donna iniziare, in genere era l'uomo che doveva farsi avanti e, prima di poterla frequentare, chiedere al padre di lei il permesso. Mia nonna non era una che se ne stava con le mani in mano, così un giorno si fece trovare assieme alla sorella fuori dalla porta di casa davanti alla quale tutti i giorni passava il nonno. Appena lo vide tornare dal lavoro mise una gamba sullo scalino e si aggiustò casualmente la calza, all'epoca autoreggente e quindi scoprì una gamba. Lo fece di proposito, ma se si fosse saputo!
Allora il nonno avendo visto una gamba che non doveva vedere rimase folgorato. Con quel gesto mia nonna attirò l'attenzione del nonno che la sera dopo si presentò in via formale a casa a chiedere di poterla frequentare.

Ciò che più mi fa sorridere al giorno d'oggi di questa storia è la luce maliziosa che compariva negli occhi di nonna quando la raccontava, come se fosse in ballo chissà quale tresca e chissà quale eresia. Effettivamente per l'epoca, mostrare una gamba era assai sconveniente. Col tempo sono cambiate molte cose, eppure mia nonna non ha mai detto niente riguardo alle gambe nude che negli ultimi tempi si vedevano sempre più spesso, anzi, ne rideva e diceva sempre “Alle ragazze se vanno avanti così non rimarrà nulla da mostrare! E allora come farete a prendere un uomo?” effettivamente sembra che le cose sono andate proprio così. Cosa ci rimane ormai da mostrare che già non si sia visto? Niente.
Eppure, anche se abbiamo perso “parti da mostrare”, qualcosa ancora ci rimane: l'astuzia e la seduzione, per incatenare e incantare. Oltre all'intelligenza si intende. E queste tre abbinate assieme, per ora sono ancora abbastanza. Teniamocele strette!

G.

mercoledì 16 ottobre 2013

Ricicliamo: Timballino di riso e formaggio

Con “Ricicliamo” intendo proporre delle ricette per terminare i temibili avanzi che occasionalmente si accumulano nel frigo e di cui in genere nessuno vuol sentir parlare. Quando alla domanda “Che cosa c'è per cena?” sentiamo la risposta “quello che hai mangiato ieri” solitamente sfugge un lamento... perlomeno a me. Quindi sono sempre in cerca di ricette per rendere sfiziosi piatti già mangiati.

La proposta di oggi cade sul riso colato, o “in bianco” che, perlomeno nella mia famiglia viene preparato quando qualcuno è un po' debole di stomaco, ha un po' di acidità o non si sente troppo bene. D'estate il riciclo è la classica insalata di riso, ma d'inverno? Fa un po' freddino, motivo per cui ho sfornato questo timballino ai quattro formaggi.

Cosa serve:

Riso colato (o in bianco) avanzato. Ovviamente se il piatto vi piace potete anche farlo al momento!
Formaggi che avete nel frigo, basta che siano duri o filanti (come la mozzarella o la fontina) e non molli (tipo crescenza o taleggio)
Noce moscata (o Pepe che io in genere non uso perchè personalmente non mi piace)
Burro
Parmigiano
Pan grattato (per cospargere la teglia e non farlo attaccare)

Come si fa:

Tagliate a cubetti i formaggi che avete scelto (io sbirciando nel frigo ho trovato: mozzarella normale, mozzarella di bufala, tilster e fontina – ma ripeto, potete usarne a vostro piacimento e potete anche metterne più di quattro tipi o meno... va a seconda dei vostri gusti o di quello che avete in casa) e incorporateli al riso assieme ad una spolverata di noce moscata. Date una bella mescolata e versatela in una terrina precedentemente imburrata e cosparsa di pan grattato.
Livellate il composto senza schiacciarlo e mettetevi sopra qualche pezzetto di burro e una bella spolverata di parmigiano.
Infornate a 180° forno normale fino a quando non si sarà fatta una crosticina in superficie. Ricordatevi che il riso è già cotto, la passata nel forno serve solo a sciogliere i formaggi e a rendere croccante la parte sopra!

Risultato:


Per avere una crosta più spessa sopra ho aggiunto del formaggio affettato prima di spolverare con il parmigiano. se siete amanti del formaggio sicuramente vi piacerà di più!

G.

NOTA: Come avrete notato molte volte non ci saranno delle dosi precise. Ciò è dovuto al fatto che per queste cose si va a occhio o a piacimento. Saranno invece messe quando assolutamente necessarie.

lunedì 14 ottobre 2013

Postcard from Branzi

Branzi è quel posto dove quando entri al supermercato ti dirigi al banco degli affettati e il tizio, mentre ti porge il pacchetto ti saluta con un “grazie e arrivederci” ma poi te lo ritrovi al banco del pane, a quello della frutta e solo alla cassa ti dice “mi sa che adesso l'arrivederci è definitivo almeno fino a domani!”. Quando entri dal macellaio invece c'è sempre la fila, e quando non c'è becchi la signora davanti che ordina quantità di carne sufficiente a sfamare tutta l'Etiopia, il Kenia e anche il Sud Africa, tanto che ti chiedi se nelle celle frigorifere è rimasta almeno una bistecca per te o dovrai accontentarti del tonno in scatola.
A Branzi sono rimasti due bar, e di solito ne hai uno per la colazione e uno per la merenda o aperitivo, perchè entrambi hanno cose buone per l'una o per l'altra. Quando vai al bar tutti ti riconoscono ma nessuno sa chi sei; tutti ti salutano e scambiano quattro chiacchere con te, così che non ti senti mai solo anche quando sei da solo.
Quando sei a Branzi capisci meglio Fantozzi, perchè la nuvola che lo accompagna sembra ti si sia affezionata: guardi il cielo azzurro ma su di te ci sarà sempre l'ombra di un nuvolino del menga. Ed è meglio che ti porti l'ombrello perchè potrebbe anche piovere... su di te ovviamente.
A Branzi l'aria che respiri ha odori diversi a seconda del periodo in cui sali: d'estate quando passa un'auto senti l'odore della benzina e ti stupisci che invece quando sei a casa tua a Milano o in altra città non senti niente da tanto che sei assuefatto dallo smog. Quando finisce la stagione dei pascoli e gli animali vengono riportati a valle, senti un'odore di stalla che è tanto nauseabondo quanto lo smog dell'auto. Durante la Fiera delle Capre poi devi girare con l'abre magique sotto al naso. L'autunno e l'inverno sanno di castagne, vin brulè, legna nel camino, neve fredda e umido. La primavera e l'estate sanno di erba tagliata, di fiori, di more e lamponi. E sempre, in qualsiasi stagione, c'è odore di bosco e di pino, una fragranza che Mastro Lindo ancora non è riuscito a catturare.
Questo è uno scorcio di Branzi, piccolo ma grande paesino di montagna.

G.

venerdì 11 ottobre 2013

Polenta taragna e Funghi trifolati

Come anticipato, a volte scriveranno anche dei miei amici. Oggi lascio quindi la parola a Roberta, con una gustosa ricetta.

G.
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Eccoci qui, ad un'altra ricetta.

Per questo piatto la mia ispirazione principale è stata il tempo. Ebbene si, con l'autunno che avanza, le giornate uggiose e le temperature che calano, un bel piatto di polenta può rallegrarti la giornata, o per lo meno lo stomaco!
Io ho deciso di accompagnare la polenta, piatto "povero", con un misto di funghi, in questo caso: Porcini e Chiodini.
Secondo la tradizione, i funghi andrebbero cotti in un tegame di terracotta, in modo che il sapore e l'aroma dei funghi sia totalmente mantenuto, mentre per la polenta bisognerebbe usare un paiolo di rame (come quello che usava la nonna, per intenderci!).
Ma procediamo per gradi:

Preparazione Funghi trifolati:


- Funghi (porcini e chiodini)
- Due spicchi d'aglio
- Quattro cucchiai d'olio
- Una noce di burro
- Prezzemolo (q.b)
- Sale (q.b)

Pulire i funghi e raschiarli se necessario, per togliere eventuali radici o residui di terriccio. Dopo averli sciacquati in abbondante acqua corrente, affettateli in striscioline sottili e asciugateli con un panno umido.
In una padella (meglio antiaderente) versate tre cucchiai d'olio, con una noce di burro e due spicchi d'aglio, che toglierete non appena avranno raggiunto un colore dorato. Aggiungete i funghi quando l'olio inizia a sfrigolare, e cuoceteli per qualche minuto a fuoco alto, ricordandovi di mescolarli con delicatezza, per evitare che si rompano. Successivamente, abbassate il fuoco e unite al composto un pizzico di sale e il prezzemolo finemente tritato. Date una bella mescolate, e assaggiate per assicurarvi che siano giusti di sale.
All'incirca dopo venti minuti il vostro piatto sarà pronto, per essere versato come contorno alla vostra polenta o a un bel piatto di carne.

Preparazione Polenta:

- Farina per polenta taragna (misto di farina di mais e grano saraceno)
- Burro
- un cucchiaino di sale
- Acqua
(nota: il rapporto tra la quantità di farina e l'acqua è di 3 a 1: ogni 300 grammi di farina serve 1 litro di acqua)

In un paiolo di rame (per i fortunati che ne hanno ancora uno) o in una pentola con il fondo spesso, versate l'acqua e portatela ad ebollizione, poi salatela e versatevi la farina, facendola cadere pian piano e continuando a mescolare energicamente: è' importante mescolare continuamente con un mestolo, per evitare che si formino grumi e che si attacchi troppo alle pareti della pentola.
La cottura della polenta taragna è pià lunga rispetto a una polenta con farina di mais, quindi dovrete mescolare e cuocere per circa 40-45 minuti. Per capire se la cottura sia ad hoc, la polenta deve formare una crosticina lungo le pareti della pentola e, a mio parere, non c'è niente di meglio che assaggiarla per
capire se sia pronta da servire in tavola! Una volta pronta, spegnete il fuoco e aggiungeteci un po' di burro per farla insaporire.

Una volta pronta, non dovrete far altro che versarla nel piatto e accompagnarla con i funghi cotti in precedenza e fatti riscaldare! Io personalmente ho preferito una terrina, dando un tocco di "antico" al piatto semplice.


Buon Appetito!

Un consiglio sulla pulizia del paiolo: tolta la polenta, riempitelo di acqua fredda, in modo che lo sbalzo di temperatura faccia staccare la crosticina; in alternativa, riempitelo d'acqua e lasciatelo riposare per qualche ora. In questo modo la pulizia sarà molto meno impegnativa!

Roberta

mercoledì 9 ottobre 2013

Il Pippo

In questa nuova sezione “Gocce di Memoria” la mia intenzione è quella di raccontare storie. Storie vere, di vita vissuta, racconti che mi sono stati tramandati, situazioni in cui persone che camminano in questo mondo già da un po' o che hanno anche già smesso di camminare si sono trovate.
A tal motivo, oggi vorrei raccontarvi del Pippo e la memoria da cui proviene è quella della mia nonna materna. 

 Mia nonna aveva 13 anni quando cominciò la seconda guerra mondiale. È strano constatare come i suoi ricordi di quel periodo siano nitidi, chiare cartoline che la sua mente conserva, mentre si dimentica quello che ha fatto il giorno prima o durante la mattina. Visto poi il periodo che riguarda, la cosa mi stupisce doppiamente. Ad ogni modo, un giorno, verso la metà del periodo bellico, lei e sua sorella stavano andando alla cascina di famiglia per la strada che collegava Milano a Chiaravalle, un piccolo paesino di campagna appena fuori dalle porte della grande città. Durante la guerra, quella piccola strada sembrava essere assai insignificante dal punto di vista strategico, eppure, ricorda mia nonna, era famosa perchè lì passava “il Pippo”, un aereoplano che mitragliava chiunque camminasse sulla via. Era italiano? Tedesco? Americano? Nessuno lo sapeva, e nessuno che mia nonna conosceva aveva la minima idea di chi fosse costui, che compariva rombando all'orizzonte, sparava a raffica con la sua mitraglietta e poi se ne tornava da dove era venuto. L'aereo non aveva contrassegni e non era presente sempre. Un giorno c'era, quello dopo no, poi ricompariva e poi spariva per una settimana. L'imprevidibilità della sua comparsa rendeva difficile stabilire quando fosse sicuro percorrere la strada e le persone che dovevano passarci stavano all'erta, motivo per cui, quel giorno d'estate in cui mia nonna e sua sorella andavano in cascina, il rumore del Pippo le fece spaventare. Si avvicinava e loro si misero a correre. La strada è circondata da campi, giusto uno o due alberi lontanissimi e quindi nessun riparo. Nonna racconta che iniziarono a correre, ma ovviamente l'aereo era più veloce e quando arrivarono a tiro iniziò a sparare: che fossero due ragazze non importava; che non avessero la divisa non era importante; che non imbracciassero armi non era importante... a quanto pare se avevano la stessa nazionalità del Pippo non aveva ugualmente importanza. Si salvarono gettandosi nel fosso al lato della strada. Il Pippo non ripassava mai due volte a vedere se aveva colpito il bersaglio, quindi si allontanò per la sua strada, lasciando illese ma spaventate mia nonna e sua sorella.

La strada tra Milano e Chiaravalle - Oggi

Quando percorro quella strada oggi, mentre vado a Chiaravalle, mi viene sempre in mente questa storia, e cerco di immaginarmi come doveva essere all'epoca in cui mia nonna aveva 15 anni: la strada sterrata, i campi mezzi devastati dai bombardamenti di Milano, il fumo in lontananza... il fosso al lato della strada è l'unica cosa che secondo me è rimasta inalterata. Quel piccolo rivolo che più di settant'anni fa salvò la vita a mia nonna. Cerco di immaginarmi come ci si sente quando compare all'orizzonte un aereo che ha intenzione di spararti addosso chiunque tu sia, senza apparente ragione, e per quanto possieda una buona immaginazione sono sicura che, non avendo mai sperimentato sulla mia pelle una cosa del genere (per fortuna ovviamente!), non è lo stesso che ha provato lei in quel giorno d'estate. Ci sono cose che, sempre per nostra fortuna, forse non sapremo mai come sono.

G.

lunedì 7 ottobre 2013

Antipastino Veloce

Iniziamo la sezione GolosaMente (cibo e dintorni) con questa ricettina semplice e veloce.
In casa mia gli antipasti solitamente si mangiano in quattro occasioni: quando ci sono ospiti, a Pasqua, a Natale e a Capodanno.
Però tra i numerosi piatti che possono essere serviti, gli antipasti sono quelli che preferisco perchè sono veloci e soprattutto gustosi. L'altra sera avevo voglia di antipasti. Una cosa veloce, giusto per deliziare il palato con uno sfizietto mentre il primo ancora bolliva in pentola. Ma cosa preparare?

Cosa serve:

Pancetta coppata
Pagnotta
Insalata russa

Come si fa:

Tagliare delle fettine alte non più di due millimetri dalla pagnotta (è un po' complesso, se avete un'affettatrice vi consiglio di usarla, altrimenti consolatevi sapendo che se si dovessero rompere o non venire proprio dello stesso spessore, non ha importanza – consiglio solo che siano il più sottili possibile) e passatele nel forno o nel tostapane per renderle leggermente croccanti.
Su un piatto disponete a lato un cucchiaio di insalata russa.
Adagiatevi sopra una fettina di pane tostato, in modo che l'insalata russa sottostante non si trovi proprio al centro ma spostata (la fetta di pane resta quindi obliqua).
Prendete una fettina di pancetta e arrotolatela a rosellina, poi adagiatela sulla parte bassa del pane, rispetto all'insalata russa.
Decorate a piacimento il piatto (io ho messo una foglia di sedano e un pomodorino aperto in due).

Risultato:



Visto che mi sembrava un po' poco ho deciso di farlo doppio e di aggiungere un'altra fetta di pancetta coppata al pane. Ovviamente il tutto va a piacimento, a golosaggine e a quanto intendete mangiare dopo!
Fatemi sapere se vi 'gusta'!

G.


sabato 5 ottobre 2013

Il posto dei mirtilli

Dopo aver girato e rigirato i possibili nomi da dare al nuovo blog, ho deciso per questo: Huckleberry Field.
Gli huckleberry sono una varietà di mirtillo americana che crescono su piante e spesso vengono confusi coi cugini blueberry, cioè i mirtilli comuni che si trovano ovunque.
La scelta del nome è stata dettata dalla natura che assumerà il blog, che sarà differente dagli altri che avevo in precedenza e ormai da tempo abbandonati. Di cosa si tratterà quindi? Sinceramente non ho tutt'ora idea di come si svilupperà, e come per una pianta, io getto il seme e staremo a vedere come verrà su. L'idea generale è quella di tanti piccoli post, come tanti piccoli mirtilli, piccole bacche forse tutte appetitose, o forse no, ma questo è il rischio che si corre quando si coglie un frutto selvatico... A contribuire alla crescita del blog, forse non ci sarò solo io, ma anche alcuni miei amici che sforneranno mirtilli, chi con interventi singoli e chi con delle rubriche apposite, chi con esperienze personali e chi con cose di tutti i giorni. Le rubriche non saranno aperte tutte in una volta e poi riempite, ma come per il blog, si svilupperanno pian piano e verranno create quando si presenterà la necessità di raggruppare per argomento.
Ma perchè proprio i mirtilli? E in particolare, perchè proprio gli huckleberry, così sconosciuti rispetto a qualche altro frutto? Lasciatemi dire che la loro scoperta è stata una rivelazione quando, avventuratami in quel lontano continente oltreoceano anni or sono, li assaggiai per la prima volta nello Yellowstone Park in compagnia di un orso nero che golosamente se li gustava sul ciglio della strada. Come dire, la prima volta non si scorda mai... Una faccenda personale ma dal momento che il capo di questo spazio sono io, lasciatemelo fare! E poi proprio per farli conoscere, per dargli una voce e un posto un po' meno selvatico in cui sbocciare: il posto dei mirtilli.