giovedì 5 dicembre 2013

Le Bèsse

La ricetta di oggi è semplicissima ma particolare, in quanto l'ingrediente principale è difficile da trovare. A volte lo si trova in qualche supermercato, specialmente in quelli grandi che hanno la sezione dedicata ai prodotti regionali. Io personalmente lo compro quando vado in Val Brembana, in quanto “Le Bèsse” sono tipiche di quel luogo: sono infatti delle strisce di formaggio Branzi fresco. Quando viene fatta la forma, e il formaggio viene compresso nello stampo, le parti di troppo restano fuori e vengono vendute a parte.

Cosa serve:

Bèsse
Miele (preferibilmente di acacia o di castagno)

Come si fa:

In una padella antiaderente mettete le strisce e fatele andare a fuovo vivace. Fatele andare per due minuti su ciascun lato, fino a quando non saranno belle rosse (ma non bruciate, fate attenzione perchè il momento in cui passano da rosse a bruciate è molto veloce).
Toglietele dalla padella, adagiatele in un piatto e cospargetele di miele.

Risultato:





Ricordatevi di servirle calde, perchè più si raffreddano, più diventano gommose.

G.


lunedì 2 dicembre 2013

Questione di età

Rieccomi con una piccola goccia di memoria che mi ha dato da pensare a come oggi i tempi siano ben lontani da quelli che erano una volta.

L'altra mattina stavo aspettando l'ascensore quando è arrivata anche l'anziana signora che abita qualche appartamento sotto di me. Dopo le solite frasi di rituale, tanto per non rimanere in un silenzio imbarazzato, mi metto a parlare del tempo, dicendo che fa un freddo pazzesco e c'è un'acqua e un vento che danno fastidio. L'anziana donna stava tornando dal supermercato con il suo carrellino: minuta, con i capelli bianchi scarmigliati e l'ombrello gocciolante, mi gratifica di un sorriso e dice: “eh lo so. Sai, ho ottantasette anni e inizio a sentirli, con questo tempo, andare a fare la spesa è molto più faticoso”. Dopo qualche altra frase di circostanza sull'età, mi dice: “E comunque posso dire di avere già vissuto tanto, pensa che mia madre mi ebbe a diciotto anni, mio padre già ne aveva sessantasette. Lui morì poco dopo ed io fui spedita in collegio fin dai quattro anni. All'epoca sessantasette anni erano già tanti, sembravano tanti anche a me, poi però li ho raggiunti e li ho passati. Ne hai ancora un bel po' davanti a te”. E con questo mi ha augurato buona giornata, ed è entrata in casa.
Non so perchè mi abbia molto colpito questo discorso. La prima cosa che ho pensato è che cosa disse la gente all'epoca quando una diciottenne era finita in sposa a uno con cinquanta anni più di lei? Probabilmente niente, all'epoca era normale. O forse no? Certo i matrimoni erano combinati e quindi come capitava capitava... eppure oggi si griderebbe a lei di essere una mignotta e a lui di essere un pedofilo. Con l'eccezione delle persone famose, perchè loro sono una specie di casta intoccabile.





G.

giovedì 28 novembre 2013

Tipi da piscina #2: Il falso campione

ATTENZIONE: questo post è fatto per ridere!

Rieccoci all'appuntamento in piscina, perchè la balena era solo uno dei tanti tipi che si incontrano andando a nuoto (per chi se la fosse persa e volesse leggere a riguardo, rimando al post Tipi da piscina #1). Ebbene stavolta incontriamo un altro stereotipo assai comune: il falso campione.
Sicuramente l'avrete notato anche voi...

Ebbene, egli arriva dagli spogliatoi tenendo tutto in mano, perchè tecnicamente ha fretta di entrare. L'età ahimè non ha nulla a che vedere con il fisico atletico e muscoloso dei veri agonisti: solitamente è piuttosto avanti negli anni, la tartaruga l'ha lasciata al wwf e la ciccia pure, perchè è magro come un chiodo. Il motivo per cui va in piscina è per ritrovare la tonicità ormai perduta della pelle flaccida degli avambracci e delle gambe. Solitamente maschio, il falso campione poggia tutto sulla panca e anziché tuffarsi in acqua, si sposta in un angolino visibile all'intero complesso di bagnanti e spettatori e olè, inizia a fare stretching. Prima le gambe, poi le braccia, poi il busto. Ma non è contento: dopo quindici minuti cronometrati sul suo orologio subacqueo (e una sprezzante occhiata al grande orologio apposto alla parete perchè solitamente in ritardo o in anticipo rispetto al suo), ecco che inizia con esercizi per il fiato, prima corsa sul posto, poi saltelli, poi piegamenti, poi twist e via dicendo per altri quindici minuti. Finito tutto ciò, dopo ben mezz'ora in cui si suppone che ciò che restava della sua massa muscolare sia abbastanza riscaldata, eccolo prendere la cuffia, gli occhialini e il tappo per il naso e finalmente tuffarsi in acqua. Appena dentro, inizia a far passare tutti quelli che arrivano perchè “ho appena fatto stretching mi serve un attimo di pausa”. Poi appena ha il via libera (sostanzialmente passano altri cinque minuti perchè deve riprendere fiato) afferra la tavoletta e inizia a sgambettare a due all'ora. Arrivato all'altro capo della vasca, sorride, ansima, per poco annega e poi con un “per oggi ho fatto abbastanza”, se ne esce e se ne va.

G.

venerdì 22 novembre 2013

Pollo al Curry

Oggi posto una ricetta dedicata a un classico piatto etnico: il pollo al curry, semplice e veloce da preparare. A me personalmente il cibo etnico piace, con qualche eccezione che proprio non riesco a mangiare. Solo che non sempre si ha voglia di uscire e andare al ristorante; a volte magari capita addirittura che non conosciamo nessun posto che proponga determinati tipi di piatti. Che fare dunque? Nulla è impossibile, perciò ecco come ci si può facilmente arrangiare!

Cosa serve:

Un petto di pollo intero
Un cucchiaio di farina 00
Mezza cipolla bianca
Due cucchiai di olio
Uno scatolino di panna da cucina
Un cucchiaino di Curry
Pepe
Sale

Come si fa:

Prendete il petto di pollo e togliete (se ci sono) eventuali ossicini e parti grasse, passatelo sotto l'acqua corrente e poi tagliatelo a bocconcini di medie dimensioni. Mettetelo in un piatto e infarinatelo con un cucchiaio di farina.
Tagliate la mezza cipolla a fettine sottili e mettetela in padella antiaderente con l'olio; fatela appassire leggermente e aggiungetevi poi i bocconcini di pollo infarinati. Fate cuocere a fiamma vivace fino a quando la carne non sarà cotta, poi aggiungete la panna, il curry, spolverate di pepe e aggiustate di sale. Fate cuocere per il tempo necessario perchè la panna inizi a rapprendersi e ad asciugarsi.

Risultato:





Ho deciso di servire il piatto con il riso bollito. Si accompagna ottimamente al pollo al curry, ma potete decidere di servirlo anche da solo. La quantità del curry dipende dai gusti, se vi piacciono le spezie potete abbondare, altrimenti metterne di meno. 
Le dosi sono indicativamente per cinque persone. 
Questa ricetta può anche essere usata per riciclare del pollo allo spiedo o bollito avanzato: togliete la pelle e fatelo saltare in padella con la cipolla, senza cuocerlo. Aggiungete subito gli altri ingredienti e servite (il sapore resta diverso ovviamente, ma è una buona alternativa).

G.

lunedì 18 novembre 2013

Anomalie Aliene

È da un po' che intendo affrontare l'argomento e alla fine a spingermi a farlo è il fatto che ho iniziato a vedere una nuova serie televisiva sugli alieni. Sebbene non sia una fan di UFO ed Extraterrestri, quasi tutte le serie tv e i film che ho visto sull'argomento li ho trovati belli. Quasi tutti, perchè alcuni restano veramente fuori dalla decenza a mio parere, ma in fondo è questione di gusti. Non ho intenzione di citare nessun film a riguardo, perchè per quello che devo scrivere non ha importanza, così come non ce l'ha se essi mi siano piaciuti o meno perchè queste “anomalie aliene” come ho deciso di chiamarle, ci sono nella maggioranza dei film / serie tv che ho visto.
Ma cosa sono queste “anomalie aliene”? Non so bene come spiegarlo. Sono delle situazioni o delle scene che ti danno da pensare. Per farvi un esempio, quando notate in qualche film che il tizio con una pistola continua a sparare più colpi di quelli che in realtà quella pistola potrebbe, senza mai ricaricare; oppure quando qualche ferito muore per dissanguamento anche se in realtà si è fatto un taglietto con la carta. Ecco. Queste sono anomalie. Aliene perchè ora voglio elencare quelle più buffe o più impensabili che mi è capitato di vedere in diversi film che hanno alieni come argomento principale.

  1. Non importa che tipo di alieno ci sia, sta di fatto che per una legge cosmica nota solo ai produttori, essi sbarcheranno in America, in particolare negli Stati Uniti. Se state leggendo questo e vi trovate da quelle parti, sappiate che la percentuale per cui potreste finire invischiati in una guerra tra alieni ed umani è assai alta.

  2. Per un'altra legge cosmica non scritta, noi umani vinceremo sempre, in un modo o nell'altro. E se non vinciamo ma siamo trascinati in mezzo a delle guerre tra alieni, in un modo o nell'altro almeno uno della nostra razza finirà per salvarsi. Ora io capisco che la teoria dell'uomo al centro dell'universo nel medioevo era cosa buona e giusta, ma spiegatemi voi secondo quale logica noi dovremmo riuscire a sconfiggere dei tizi (anche qui non ha importanza di che natura siano) che hanno una tecnologia così evidentemente più avanzata della nostra: dico, sono arrivati qui attraversando lo spazio interstellare! Hanno una navicella, che dico, una flotta di navicelle in grado di attraversare il cosmo, quando noi a malapena riusciamo a mandare un uomo sulla Luna. E lasciamo perdere i costi di spedizione che dobbiamo affrontare per mandare su dei trabiccoli che dopo due anni già non funzionano più per via delle radiazioni solari o detriti cosmici. La tecnologia usata dagli alieni è palesemente superiore alla nostra. In tutto, checchè ne vogliate dire. Snobbano la nostra energia nucleare come noi faremmo con un motore a vapore. Ma tutto ciò non ha importanza, tanto comunque in un modo o nell'altro riusciamo a vincere noi.
  3. In alcune serie tv e film che ho visto, la storia è ambientata molto dopo che gli alieni si sono stabiliti sulla Terra, che ne hanno fatto la loro dimora, schiacciando gli umani e usurpando quanto era possibile, tanto che noi finiamo per vivere in bunker e siamo costretti a fare raid sulla superficie per poterci procurare lo stretto necessario. Ok, ammettiamo che sia possibile il fatto di sopravvivere per così tanto tempo a degli alieni che ci vorrebbero distrutti totalmente e che, nonostante il punto 2, non riescano a mettere la parola fine al genere umano. Ora spiegatemi come mai i supermercati anche dopo mesi e mesi di saccheggio hanno gli scaffali pieni. Cibo fresco sempre, come se questa cosa della catena di produzione non si fosse mai fermata. Ci saranno sempre pomodori freschi nel reparto verdure, magari un po' impolverati o disseminati tra i calcinacci perchè insomma alla fine il supermercato sarebbe chiuso da dieci settimane ma sono particolari. I prodotti in scatola sono sempre lì, come se la lattina che prendi oggi, domani sarà ancora piena al suo posto; come se esiste sempre qualche fabbrica che per bontà aliena (e non divina) continui a lavorare inscatolando tonno, come se ci fosse sempre il fornitore che la vende, il tizio al magazzino che la riceve e il commesso che la mette lì, in bella vista, magari scontata del dieci per cento. L'unico che in questo circuito manca è il cassiere. Se fate i cassieri in vita sappiate che i vostri giorni lavorativi sono contati. Se fate i commessi, gli imballatori, gli inscatolatori, i contadini o i pescatori, forse il vostro lavoro continuerà. Magari avrete un condono alieno per cui potrete continuare a lavorare. Buon per voi. Se non lavorate nel circuito, non importa, vuol dire che sarete quelli che faranno i raid al supermercato. Se siete disoccupati o non avete soldi, non preoccupatevi, tanto il cassiere non c'è, potrete prendere gratis le cose. Non preoccupatevi per diarrea o vomito da cibo scadente, nessuno ne soffre. Anzi, pare che anche la carta igienica sia diventata inutile, visto che nel supermercato non ce n'è.

  4. La corrente elettrica è un discorso un po' più ambiguo, che alcuni tengono in grande considerazione. Nei film più utopici, lo scombussolamento provocato dagli alieni non ha avuto effetto sulle centrali elettriche, che imperturbate continuano il loro lavoro, elargendo corrente ai bunker sotterranei dove ventole di aereazione e luci al neon permettono agli uomini di continuare a tramare alle spalle degli alieni... ma se dovete andare al supermercato portatevi una torcia, perchè è molto probabile che sarete al buio completo, e se volete carne fresca, scordatevela, perchè il banco frigo senza corrente non funziona. Accontentatevi delle verdure. In altri film che forse prendono un po' più seriamente il nuovo isolamento umano, la corrente elettrica non c'è. Allora riusciamo ad arrangiarci con delle candele per l'illuminazione, ma come facciamo a sopravvivere in dei bunker senza l'impianto di aereazione non saprei dire.

  5. Il discorso armi è invece intoccabile, e funziona un po' come per il supermercato. Non importa quanti proiettili sparerai, perchè tanto da qualche parte un caricatore lo trovi sempre. Non importa che arma hai, tanto quel caricatore sarà quello giusto. La fabbrica delle armi continua anche in tempi di magra, e non preoccuparti se non sai chi sono o dove sono. Loro piazzeranno ciò che ti serve esattamente nel punto in cui penserai di trovarlo. Non hai nemmeno bisogno di fare ordinazioni, perchè loro ti daranno sempre il quantitativo di cui hai bisogno, non un proiettile di più, non uno di meno... un po' come le viti e i chiodi quando compri un armadio all'Ikea, non avanza niente, ma non importa perchè c'è tutto quello di cui hai bisogno per completare la missione che ti viene assegnata.

  6. Il discorso che un riunisce un po' tutti i punti riguarda la benzina. In quasi tutti i film, la gente continua a muoversi con auto o moto. Come per il supermercato, chi si occupa del complicato processo di trasformazione del petrolio non ci è dato sapere; come per le armi, non importa se finisci la benzina perchè anche in questo caso, troverai una tanica esattamente lì dove pensi che sia, solitamente nascosta nel capanno degli attrezzi di qualche distributore di benzina ormai chiuso da tempo. Quindi in un modo o nell'altro, stai tranquillo che a piedi sicuramente non rimani.

Queste sono le prime “anomalie aliene” che noto quando finisco per guardare un film del genere.
Sono inevitabili, leggi assolute che governano l'andazzo della storia; non ti è dato sapere o fare domande, tutto ti sarà chiaro se avrai la fortuna, o forse la sfortuna, di trovarti in quella situazione; e quando sarà il momento, stai pur certo che scoprirai se le cose vanno veramente così o meno. Io per conto mio posso dire questo: se fossi in voi, metterei nello zaino di emergenza almeno un rotolo di carta igienica.

G.

giovedì 14 novembre 2013

NailsArt - Puzzle

Ecco qui un'altra idea per decorare le unghie... forse un po' stravagante, però devo dire che mi è piaciuta. Non l'avevo mai fatta e questa è la “prima prova”. Non è velocissima come l'altra, soprattutto perchè essendoci più strati di smalto il tempo di asciugatura sarà più lungo.

Per questa nail art:



Cosa serve:

Base
Smalto rosa per french
Smalto bianco
Quattro smalti colorati, preferibilmente di colore diverso. Stesso colore ma tonalità differente va bene lo stesso, a patto che messi vicini si veda che sono diversi tra loro. Io ho preferito smalti a tinta unita e senza brillantini, per rendere tutto più omogeneo. Per semplificare la spiegazione, questi smalti li chiamo A, B, C e D, ordinati in modo che A è quello più chiaro e D quello più scuro.
Top coat

Come procedere:

Stendere la base e lasciar asciugare.
Io sono affezionata al pollice e anulare, dove generalmente vengono fatte le decorazioni e che in genere lascio per ultimi, facendo prima le altre dita. Quindi, per le unghie “neutre” procedere facendo la classica french: stendere uno strato di smalto rosa e lasciar asciugare, quindi con lo smalto bianco fare la lunetta e lasciare ad asciugare. (fig. 1 – passaggi 1, 2 e 3)



Sul pollice e anulare (fig. 2), procedere stendendo il colore A (quindi il più chiaro) solo su una metà dell'unghia, per tutta la sua lunghezza, e coprire l'altra metà con il colore B (passaggi 1 e 2). Cercate di non mescolare nel mezzo i due colori, ma di fare per quanto possibile una linea “netta”. Lasciate asciugare completamente. È importante che siano perfettamente asciutti, altrimenti si rischia che poi si mescolino con gli altri.
Procedere poi a stendere il colore C su metà dell'unghia con il colore A, stavolta non per tutta la lunghezza ma partendo da circa metà unghia; sulla metà con il colore B stendete il colore D (il più scuro tra quelli che avete) e poi lasciate asciugare bene anche questo strato (passaggi 3 e 4).
Una volta che questi colori sono asciutti, prendete la carta da forno e lasciate cadere una goccia per ogni colore A, B, C e D e con il dotter (se non lo avete potete usare la capocchia di uno spillo) fate dei pallini invedendo le altre metà, avendo cura di sovrapporli leggermente al colore di appartenenza, in modo da dare un effetto puzzle (passaggio 5).



Quando tutto è completamente asciutto, passate il top coat.

G.

lunedì 11 novembre 2013

Tiramisù

 Una nuova ricetta della nostra Roberta... Per puri golosoni!

G.
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"Essere o non essere... Questo il problema"
Diceva Amleto, nella sua famosa opera.
Personalmente, per quanto trovi interessante la letteratura, mi riesce molto meglio essere pratica e, se vogliamo dirla tutta, anche "alla buona". Per questo, il famoso dubbio amletico quando si parla di Cibo potrebbe essere quello di "Dolce o Salato... Questo è il problema"!
Ebbene si, c'è sempre quella parte della giornata in cui, iniziando a sentire un certo languorino, ci si reca in cucina, si aprono tutte le possibili antine (anche più volte) e si cerca di capire cosa mettere sotto i denti.
E non sempre trovi qualcosa che ti soddisfi a pieno. Ecco allora che si accende la lampadina! Perchè non preparare una bella merenda per il giorno seguente??
La mia idea di oggi è il tiramisù, uno dei pochi dolci che mi piace preparare... ma soprattutto gustare!!


Ingredienti:

Confezione di savoiardi
Caffè q.b
Mascarpone, 2 confezioni da 250g
3 uova
Zucchero q.b (circa 6 cucchiai)
Cacao Amaro q.b
2 cucchiaini di liquore a piacere (Consiglio il Rhum)

Preparazione:

Iniziamo preparando il caffè in abbondanza (di solito faccio 2 moke piccole) e lo lasciamo raffreddare, dopo averlo zuccherato.
Prepariamo intanto la crema al Mascarpone:
- Sbattiamo i 3 rossi d'uovo con lo zucchero;
- Montiamo le chiare a neve (consiglio la frusta elettrica) con un pizzico di sale;
- Incorporiamo il mascarpone con i rossi d'uovo e mescoliamo finchè non avremo ottenuto una crema omogenea;
- Aggiungiamo al composto le chiare montante e girariamo dal basso verso l'altro DELICATAMENTE per non smontare il tutto;
- Infine, aggiungiamo 2 cucchiai di caffè (preparato precedentemente) per rendere la crema più morbida.

Una volta pronto sia il caffè che la crema, possiamo passare all'assemblaggio del nostro Tiramisù!

Quindi, prendiamo una bella teglia, spalmiamo un po' di mascarpone sul fondo e adagiamo i savoiardi inzuppati nel caffè alternandoli con uno strato abbondante di mascarpone.

Mi raccomando: Bagnate i biscotti nel caffè avendo cura di non inzupparli troppo per evitare che si rompano o diventino troppo morbidi.

Infine, quando avrete finito di assemblare il vostro dolce, date una spolverata di cacao amaro.





Ecco qui il dolce finito! Ma purtroppo manca ancora un ultimo passaggio prima di poterlo gustare: va lasciato in frigorifero per qualche ora, in modo che si rapprenda per bene.

Infine, prima di mangiarlo, vi consiglio di lasciarlo una mezzoretta fuori dal frigorifero, per evitare che il dolce sa troppo freddo!!

Buona Merenda!

Roberta

venerdì 8 novembre 2013

Tipi da piscina #1: La Balena

ATTENZIONE: Questo post è fatto apposta per prendere in giro e per ridere. Non è fatto per offendere, quindi prendetelo alla leggera!

L'altro giorno sono tornata in picina dopo quasi sei mesi di assenza. Inutile dire che ero clamorosamente fuori allenamento. La cosa buffa però era che tra una vasca e l'altra, mentre tiravo fiato ho iniziato a notare i “tipi da piscina”. Non era la prima volta che li guardavo ma decisamente ci ho fatto più caso perchè stavo pensando a cosa avrei potuto pubblicare nel post successivo. Ebbene, ecco il primo “tipo da piscina”: la balena.

La balena quando arriva la riconosci dalle infradito piccine piccine che scompaiono sotto un asciugamano formato lenzuolomatrimonialebis. In genere ha i capelli corti ed è inguainata nel suo costume iperattillato tanto che la prima cosa che ti viene da dire è: “ma quella è Ursula!!” (Se non sapete chi sia riguardatevi il cartone animato La Sirenetta della Disney). Ad ogni modo, dopo che ha appoggiato l'accappatoio e le infradito sulla panca, si avvicina alla piscina con grazia studiata, ancheggia fino al bordo e si guarda in giro. I pochi terrorizzati sotto la scaletta, temendo di venir schiacciati, si affrettano a riprendere il giro di vasca, mentre la donna suddetta volge le sue natiche alla piscina e inizia a scendere. Tuttavia accade che alcune volte, la cara signora non sia interessata alla prima corsia, e quindi con grande terrore di quasi tutti i bagnanti, si avvicina a quella centrale e, dopo aver sollevato le braccia sopra la testa, si tuffa a capofitto nell'acqua, non curandosi se sotto di lei ci sia qualcuno o meno. Lungi dall'essere un'ottima tuffatrice, la spanciata che immancabilmente avviene quando atterra in acqua causa un'onda anomala che viaggiando verso il lato opposto, sborda bagnando tutto ciò che era stato messo al sicuro dall'acqua. 

G.

lunedì 4 novembre 2013

NailsArt - French con pizzo

Ho letto da qualche parte la frase: Non esistono donne brutte, ma solo donne pigre. Più ci penso, più sono sicura che vi sia racchiusa una profonda verità: quante volte noi donne con un colpo di pennello o di “magia” riusciamo a passare da cadaveri ambulanti a, se non regine, almeno persone gradevoli da guardare?
Questo nuovo spazio non sarà una rubrica sui segreti della bellezza o su consigli di come prendersi cura di sé. Tanti altri siti lo fanno e personalmente non ne ho mai guardato uno. Sono convinta che ognuna di noi sappia quale shampoo per dire le si addice di più, quali colori, quali prodotti usare. Ce ne sono tanti proprio perchè siamo tutti diversi. Con l'esperienza (e un po' di buon gusto) tutte queste cose verranno da sé. Ma allora di che parliamo?
Oggi propongo questo tutorial per una nail art semplice e veloce. Io personalmente ho le unghie abbastanza lunghe, mi piace tenerle in ordine, vederle a volte colorate a volte nude. In molti mi chiedono se sono finte. NO. Non lo sono. Semplicemente non me le mangiucchio, resisto alla tentazione delle pellicine e non c'è niente che un bello strato di smalto non possa fare. Pertanto, non uso il gel, o prodotti strani, quindi potrete replicare questi tutorial tranquillamente. L'unica cosa che uso sono stickers (in tutti i negozi di cineseria nel reparto apposito li trovate; altrimenti all'OVS, alla bottega verde e ovunque ventano smalti e prodotti per le unghie). Se siete appassionate di gel... beh, nulla vi vieta di poter copiare disegni e di usare stickers. Io vi do solo un'idea!

Per questa nail art:


Cosa serve:

Base (se ne usate una. È stata una cosa che io ho sempre trascurato fino a quando, esasperata perchè mi si spezzavano le unghie ne ho presa una rinforzante. Ce ne sono di diversi tipi. Scegliete quella più adatta alle vostre unghie)
Smalto rosa neutro per french (anche qui, ci sono diversi colori, quindi va a vostro gusto)
Smalto bianco (meglio quello color gesso. Se non vi piace un bianco così scintillante e netto, scegliete uno più soft – tipo avorio o color “bianco naturale”)
Stickers a striscia lunga che poi potete tagliare. Io ho optato per queste che sembrano tipo pizzo con un bordo giallino tenue in fondo. (nella foto sono sul pollice e anulare)
Top coat (altro tipo di smalto che ho sempre trascurato ma che effettivamente è utilissimo per far durare di più lo smalto, per dare un effetto gloss e per far asciugare rapidamente gli strati sottostanti se non avete molto tempo).

Procediamo:

Stendere la base e lasciarla asciugare due minuti.
Stendere uno strato di rosa neutro per la french su tutta l'unghia e lasciar asciugare almeno cinque minuti. (fig.1)
Ora procedere con il bianco facendo solo la lunetta. Il trucco è mettere il pennello in orizzontale rispetto all'unghia, appoggiando la parte interna sul bordo tra rosa e bianco della nostra unghia naturale e procedere sempre lungo questo bordofino all'altra estremità dell'unghia. Passare tutte le unghie tranne il pollice e l'anulare. Lasciare asciugare cinque minuti. (fig.2 - 3)


Prendere lo stickers e misurare (nel caso in cui non sia già tagliato) la lunghezza necessaria a coprire una lunetta. Tagliare e con una pinzetta staccarlo e adagiarlo sull'unghia, stavolta facendo combaciare la parte superiore dello sticker con quella superiore dell'unghia del poillice e dell'anulare. Se avete la forma rotonda, con una forbicina tagliate la parte in eccesso a pelo dell'unghia. Schiacciarlo bene con le dita per farlo aderire.
Stendere il top coat e far asciugare.

Tendenzialmente con il top coat questo dipo di manicure dura circa tre/quattro giorni, poi lo sticker inizia a staccarsi, soprattutto nella parte superiore. potete rimediare aggiungendo sul bordo dell'unghia un po' di smalto trasparente per farlo ri-aderire.
Potete, se vi piace, usare l'adesivo anche su tutte le unghie. In questo caso, non usate lo smalto bianco.

G.



giovedì 31 ottobre 2013

I personaggi di "Via col Vento"

Per l'ennesima volta ho finito di leggere Via col Vento, e per l'ennesima volta, sono sicura che si tratti del più grande capolavoro letterario che sia mai stato scritto. Lasciate perdere Dante, Joyce, Foscolo, Shakespeare... La signora Mitchell fa un baffo a tutti quanti, sia per la trama che per i personaggi.
Non starò a scrivere il riassunto del libro, perchè essendo stato fatto pure un film (capolavoro anch'esso), tutti dovrebbero sapere di che cosa parla, e se non siete fra questi, la buona wikipedia saprà soddisfare tutta la vostra egregia curiosità. In realtà voglio scrivere dei personaggi principali, dei i loro difetti e delle loro virtù, e come si completano tra loro.
La figura di Rossella O'Hara è forse la più famosa delle figure femminili della letteratura, portata in auge anche dalla bellissima e bravissima Vivien Leigh che interpretò magistralmente quella ragazzina impertinente, egocentrica e meschina che visse la caduta della Georgia “piegandosi ma mai spezzandosi”. Penso che il suo personaggio sia il migliore in assoluto e mi tolgo il cappello al cospetto dell'autrice perchè sono fermamente convinta che se è facile descrivere e muovere personaggi che ci piacciono, personaggi odiosi e antipatici come Rossella sono un impegno in più. Rossella ha tutte le caratteristiche che non la rendono una gran signora: estremamente egocentrica e caparbia, odia tutto e tutti tranne Ashley, di cui è follemente innamorata. La sua caratteristica principale è quella di non curarsi di ciò che pensa la gente, di avanzare nella storia come un carro armato indistruttibile, rimandando “a domani” tutti i pensieri che potrebbero spezzarla. Siamo portati a odiarla per tutte queste sue caratteristiche, eppure la ammiriamo proprio per questa sua tenacia nel perseverare in comportamenti “sbagliati e peccaminosi”, perchè conosciamo le sue ragioni e i suoi pensieri e per quanto vogliamo dirne contro, sappiamo che lei era nel giusto. In un'America sconvolta dalla Guerra Civile, tra i tanti personaggi che si incontrano lei è l'unica con la forza d'animo necessaria a superare i fatti, motivo per cui tutti gli altri finiscono per riunirsi attorno alla sua figura, a passare sopra ai suoi capricci e misfatti, perchè lei è la nave che, seppur sbandando, porta in salvo attraverso gli eventi tutti gli altri.
 Vivien Leigh in una interpretazione di Rossella O'Hara

A bilanciare il suo carattere così cattivo, c'è la cognata Melania. Questa piccola signora riesce, come Rossella, a raccogliere attorno a sé i personaggi della storia. Nel libro viene giustamente definita come una bandiera attorno a cui la gente si riunisce perchè lei è praticamente tutto ciò che Rossella non è. Siamo portati a pensare, così come tutti gli altri personaggi, che Melly sia una grandissima sciocca, cieca nei confronti di Rossella perchè sistematicamente la difende. Eppure a ben pensarci, Melania è l'unica di tutto il libro che veramente riesce a comprenderla fino alla fine, dimostrando di conoscerla meglio di quanto Rossella non conosca se stessa. Se abbia mai avuto sentore dell'amore tra Ashley e Rossella o dell'odio che questa ha sempre provato per lei, Melania non lo da a vedere, sorretta forse dalla convinzione che la cognata non è realmente innamorata di suo marito e che dietro alle sue azioni non ci sia l'effettivo ragionamento che noi sappiamo, ma un altruismo che tutti gli altri non possono vedere. Melania dimostra una fede cieca nella cognata. Continuamente nel libro, Rhett sostiene che se lei fosse in grado di sapere i veri pensieri di Rossella probabilmente ne sarebbe inorridita; io penso invece che Melania abbia saputo leggere nel cuore di Rossella molto meglio di tutti gli altri personaggi che si fermavano a quella che la stessa autrice definisce la corazza di ferro dentro la quale Rossella si era rinchiusa per non cadere piegata dagli eventi. Alla morte di Melly, quando cadono i veli, anche Rossella se ne renderà conto, e di conseguenza ci farà apprezzare meglio il valore del personaggio di Melania. Coraggiosa in modo completamente opposto, buona e provvista di tutte quelle qualità che Rossella ha dovuto tralasciare per fronteggiare gli eventi.

 Melania Hamilton, la cognata di Rossella e moglie di Ashley. interpretata da Olivia de Havilland

Tra i personaggi femminili di secondo piano che si trovano a girare vorticosamente attorno a queste due carismatiche figure, c'è Mammy, la balia di Rossella. Pur rimanendo dietro le quinte, lei è la sola oltre a Melly in grado di comprendere la padroncina, anche se in maniera diversa. Mentre infatti Melania non conosce la cattiveria e quindi trova in Rossella ciò che vi è di buono per quanto in profondità essa riesca a nasconderlo, Mammy sa quali sono i suoi pensieri, conosce il disprezzo che essa prova per Melania, l'amore che nutre per Ashley e il motivo del suo sciagurato comportamento. Mammy trova in Rossella la cattiveria e la praticità, e penso che ne ammiri la lungimiranza (ad esempio quando la aiuta a sposare Franco sebbene questi fosse il promesso sposo della sorella Susèle). Con questo non intendo dire che Mammy giustifichi la condotta di Rossella, anzi, continuamente trova modo di rinfacciarle le sue scorrettezze e di richiamare alla memoria gli insegnamenti della madre, mettendola spesso a confronto con la genitrice. Eppure, la balia, assieme a Rhett, capisce che un animo come quello di Rossella, così pratico ed egoista è l'unico che può andare avanti e resistere ai drastici cambiamenti che hanno sconvolto gli Stati del Sud. Secondo Mammy, la condotta di Melania è molto meglio di quella tenuta da Rossella, eppure è consapevole del fatto che il modo di fare di Melly non avrebbe aiutato assolutamente a fronteggiare gli avvenimenti.

Mammy

La figura di Ashley all'interno del libro è forse la più fiacca, ed è uno dei pochi che si finiscono col disprezzare veramente. Debole di carattere, perso in un mondo tutto suo quando bisogna invece pensare alla praticità per riuscire a salvarsi, il suo personaggio attraversa la storia come un diafano fantasma, reso importante solo dall'amore che Rossella e Melania provano per lui. Eppure troviamo una sorta di rassomiglianza tra lui e Rossella: mentre lei si è chiusa nella sua botte di ferro per cercare di sopravvivere rinunciando a tutti gli insegnamenti e non dando peso all'opinione pubblica, Ashley si è rinchiuso in un bozzolo fatto di bambagia. Continuando a pensare ai tempi andati, alla guerra e all'onore, egli rinuncia alla praticità, chiude gli occhi di fronte alla realtà, lasciando che siano altri a pensare a queste cose. Nel suo mondo di ideali, man mano che la storia procede, Ashley comincia a disprezzarsi, così come iniziamo a disprezzarlo noi. Strano che a salvarlo dalla nostra ipocrisia e da quella di altri personaggi, ci pensi proprio Rhett, con il quale non è mai andato d'accordo. Infatti ad un certo punto della storia, sarà proprio lui a dichiarare che Ashley è il tipo di uomo che non era adatto a fronteggiare la Guerra di Secessione e tutti i piccoli e grandi sconvolgimenti che hanno scosso l'America del Sud in quell'epoca. Semplicemente, era l'uomo sbagliato al momento sbagliato, e questa era la sua disgrazia. In un'altra epoca, in un altro momento, come potrebbe essere quello dei vecchi tempi che egli ama tanto ricordare, probabilmente sarebbe non solo sopravvissuto, ma anche favorito dagli eventi. Tutto questo porta ancora una volta a dare peso alle due figure femminili di Rossella e Melania, che aiutano quest'uomo destinato ad essere sopraffatto, a cavarsela.

Una scena tratta dal film: Rossella con Melania e Ashley

L'ultimo grande personaggio assai complicato del romanzo e decisamente il migliore assieme a Rossella, è Rhett Butler. Egli resta un enigma fino alla fine del libro: con il suo carattere pungente, sconsiderato e leggero, attraversa la storia comportandosi da perfetto mascalzone e dicendo o facendo sempre il contrario di quello che si potrebbe pensare, così che non si capisce mai a cosa veramente miri. Il suo tono canzonatorio che lo accompagna per tutto il libro, rende più leggero il libro e la narrazione è molto più scorrevole. È l'unico personaggio a saper leggere nell'animo di Rossella senza conoscerla e anche lui la comprende fino in fondo, forse pure meglio di Melania, Mammy e di Rossella stessa. È l'unico con cui Rossella si trova in sintonia, perchè è sostanzialmente fatto della sua stessa pasta: la famosa frase “Francamente me ne infischio” riassume in tutto e per tutto il suo personaggio. Non si cura di ciò che pensa la gente, costruisce il suo impero sulla rovina della Confederazione, non condivide gli ideali dell'epoca, frequenta gli yankees e tiene anche lui un comportamento tanto sconsiderato da essere messo al bando dalla sua stessa famiglia. Anche nel suo caso Melania è l'unica a comprenderlo veramente per quello che è, l'unica a vedere la parte buona nel suo personaggio, perchè Melly non concepisce la cattiveria nelle altre persone. E anche in questo caso, lei è l'unica ad avere ragione: fondamentalmente Rhett resta un meridionale, che può rinnegare quanto vuole le sue origini, ma a cui farà sempre ritorno; sarà un mascalzone che farà le cose per tornaconto personale, ma le sue azioni hanno lo stesso fondo di altruismo che c'è in Rossella e sarà l'unico, in tutta la storia, ad apprezzare fin dall'inizio il personaggio di Melania.

Il Capitano Butler. Interpretato da Clark Gable

Quindi escludendo Mammy, questi quattro personaggi mostrano quattro differenti persone che con i loro diversi modi di agire affrontano lo stesso grande periodo: la Guerra di Secessione. Rossella risulta essere il tipo di donna con la forza d'animo necessaria a sopravvivere; Rhett, che con il suo sarcasmo e la sua condotta da poco di buono non ha bisogno di nessuno per rimanere a galla; Ashley, che senza le figure femminili sarebbe stato un uomo schiacciato dal peso degli avvenimenti e Melania, che aiutata da Rossella trova comunque la forza per andare avanti da sola.
Alla fine del libro mi sono ritrovata a chiedermi: a quale personaggio sarei assomigliata in quegli eventi? Difficile dirlo. Ognuno di loro ha i pro e i contro. Una cosa però è certa: che tra tutti, anche a costo di risultare egoista, caparbia, senza cuore e meschina, preferirei assomigliare a Rossella.

 Scena tratta dal film: Rhett Butler e Rossella O'Hara

G.

venerdì 25 ottobre 2013

Pasta con zucchine e ricotta salata

L'altra sera avevo voglia di mangiare qualcosa di leggero ma sfizioso. Trovando delle zucchine del frigo ho pensato ad una bella pasta. Ecco quel che ne è uscito!

Cosa ci serve:

Zucchine
Burro
Olio
Cipolla
Sale
Pasta (quella che prefrite, anche se con questo tipo di condimento si adatta meglio la pasta corta)
Ricotta salata

Come si fa:

Lavate e mondate le zucchine, tagliatele a fettine non troppo sottili e mettetele in padella con un po di olio, una noce di burro e della cipolla tritata (non troppa, serve solo per dare sapore). Cuocete fino a quando le zucchine non avranno cambiato colore. Potete tenerle più crude o cuocerle un po' di più a seconda dei vostri gusti. Aggiustate di sale e lasciate riposare.
Cuocete la pasta che avete scelto. Una volta pronta, rimettete su fuoco vivace le zucchine, incorporatevi la pasta e date una bella mescolata.
Mettete in un piatto e spolverate con la ricotta salata.

Risultato:


Se non avete la ricotta salata, si adatta benissimo anche il parmigiano. Se volete dare uno sfizio in più, prima di incorporare la pasta, aggiungete alle zucchine delle striscioline o dei dadini di prosciutto cotto.
Le zucchine sono buonissime anche da sole come contorno.

G.

lunedì 21 ottobre 2013

Un uomo e una gamba

Quando avevo otto anni chiesi alla mia nonna paterna come aveva conosciuto il nonno. Ancora oggi, a distanza di anni, quella storia mi fa pensare.

Loro abitavano in un paesino della Puglia, di quelli che tutt'ora sono piccoli centri bucolici in cui tutti conoscono tutti: mi ricordo che quando passai da lì una volta per le vacanze metà dei paesani mi riconobbe malgrado io non li avessi mai visti e sentiti nominare.
Nonna raccontava che aveva adocchiato il nonno e le era subito piaciuto per via dei suoi capelli rossi, ma non sapeva come approcciarlo. A dire il vero all'epoca era anche considerato sconveniente per una donna iniziare, in genere era l'uomo che doveva farsi avanti e, prima di poterla frequentare, chiedere al padre di lei il permesso. Mia nonna non era una che se ne stava con le mani in mano, così un giorno si fece trovare assieme alla sorella fuori dalla porta di casa davanti alla quale tutti i giorni passava il nonno. Appena lo vide tornare dal lavoro mise una gamba sullo scalino e si aggiustò casualmente la calza, all'epoca autoreggente e quindi scoprì una gamba. Lo fece di proposito, ma se si fosse saputo!
Allora il nonno avendo visto una gamba che non doveva vedere rimase folgorato. Con quel gesto mia nonna attirò l'attenzione del nonno che la sera dopo si presentò in via formale a casa a chiedere di poterla frequentare.

Ciò che più mi fa sorridere al giorno d'oggi di questa storia è la luce maliziosa che compariva negli occhi di nonna quando la raccontava, come se fosse in ballo chissà quale tresca e chissà quale eresia. Effettivamente per l'epoca, mostrare una gamba era assai sconveniente. Col tempo sono cambiate molte cose, eppure mia nonna non ha mai detto niente riguardo alle gambe nude che negli ultimi tempi si vedevano sempre più spesso, anzi, ne rideva e diceva sempre “Alle ragazze se vanno avanti così non rimarrà nulla da mostrare! E allora come farete a prendere un uomo?” effettivamente sembra che le cose sono andate proprio così. Cosa ci rimane ormai da mostrare che già non si sia visto? Niente.
Eppure, anche se abbiamo perso “parti da mostrare”, qualcosa ancora ci rimane: l'astuzia e la seduzione, per incatenare e incantare. Oltre all'intelligenza si intende. E queste tre abbinate assieme, per ora sono ancora abbastanza. Teniamocele strette!

G.

mercoledì 16 ottobre 2013

Ricicliamo: Timballino di riso e formaggio

Con “Ricicliamo” intendo proporre delle ricette per terminare i temibili avanzi che occasionalmente si accumulano nel frigo e di cui in genere nessuno vuol sentir parlare. Quando alla domanda “Che cosa c'è per cena?” sentiamo la risposta “quello che hai mangiato ieri” solitamente sfugge un lamento... perlomeno a me. Quindi sono sempre in cerca di ricette per rendere sfiziosi piatti già mangiati.

La proposta di oggi cade sul riso colato, o “in bianco” che, perlomeno nella mia famiglia viene preparato quando qualcuno è un po' debole di stomaco, ha un po' di acidità o non si sente troppo bene. D'estate il riciclo è la classica insalata di riso, ma d'inverno? Fa un po' freddino, motivo per cui ho sfornato questo timballino ai quattro formaggi.

Cosa serve:

Riso colato (o in bianco) avanzato. Ovviamente se il piatto vi piace potete anche farlo al momento!
Formaggi che avete nel frigo, basta che siano duri o filanti (come la mozzarella o la fontina) e non molli (tipo crescenza o taleggio)
Noce moscata (o Pepe che io in genere non uso perchè personalmente non mi piace)
Burro
Parmigiano
Pan grattato (per cospargere la teglia e non farlo attaccare)

Come si fa:

Tagliate a cubetti i formaggi che avete scelto (io sbirciando nel frigo ho trovato: mozzarella normale, mozzarella di bufala, tilster e fontina – ma ripeto, potete usarne a vostro piacimento e potete anche metterne più di quattro tipi o meno... va a seconda dei vostri gusti o di quello che avete in casa) e incorporateli al riso assieme ad una spolverata di noce moscata. Date una bella mescolata e versatela in una terrina precedentemente imburrata e cosparsa di pan grattato.
Livellate il composto senza schiacciarlo e mettetevi sopra qualche pezzetto di burro e una bella spolverata di parmigiano.
Infornate a 180° forno normale fino a quando non si sarà fatta una crosticina in superficie. Ricordatevi che il riso è già cotto, la passata nel forno serve solo a sciogliere i formaggi e a rendere croccante la parte sopra!

Risultato:


Per avere una crosta più spessa sopra ho aggiunto del formaggio affettato prima di spolverare con il parmigiano. se siete amanti del formaggio sicuramente vi piacerà di più!

G.

NOTA: Come avrete notato molte volte non ci saranno delle dosi precise. Ciò è dovuto al fatto che per queste cose si va a occhio o a piacimento. Saranno invece messe quando assolutamente necessarie.

lunedì 14 ottobre 2013

Postcard from Branzi

Branzi è quel posto dove quando entri al supermercato ti dirigi al banco degli affettati e il tizio, mentre ti porge il pacchetto ti saluta con un “grazie e arrivederci” ma poi te lo ritrovi al banco del pane, a quello della frutta e solo alla cassa ti dice “mi sa che adesso l'arrivederci è definitivo almeno fino a domani!”. Quando entri dal macellaio invece c'è sempre la fila, e quando non c'è becchi la signora davanti che ordina quantità di carne sufficiente a sfamare tutta l'Etiopia, il Kenia e anche il Sud Africa, tanto che ti chiedi se nelle celle frigorifere è rimasta almeno una bistecca per te o dovrai accontentarti del tonno in scatola.
A Branzi sono rimasti due bar, e di solito ne hai uno per la colazione e uno per la merenda o aperitivo, perchè entrambi hanno cose buone per l'una o per l'altra. Quando vai al bar tutti ti riconoscono ma nessuno sa chi sei; tutti ti salutano e scambiano quattro chiacchere con te, così che non ti senti mai solo anche quando sei da solo.
Quando sei a Branzi capisci meglio Fantozzi, perchè la nuvola che lo accompagna sembra ti si sia affezionata: guardi il cielo azzurro ma su di te ci sarà sempre l'ombra di un nuvolino del menga. Ed è meglio che ti porti l'ombrello perchè potrebbe anche piovere... su di te ovviamente.
A Branzi l'aria che respiri ha odori diversi a seconda del periodo in cui sali: d'estate quando passa un'auto senti l'odore della benzina e ti stupisci che invece quando sei a casa tua a Milano o in altra città non senti niente da tanto che sei assuefatto dallo smog. Quando finisce la stagione dei pascoli e gli animali vengono riportati a valle, senti un'odore di stalla che è tanto nauseabondo quanto lo smog dell'auto. Durante la Fiera delle Capre poi devi girare con l'abre magique sotto al naso. L'autunno e l'inverno sanno di castagne, vin brulè, legna nel camino, neve fredda e umido. La primavera e l'estate sanno di erba tagliata, di fiori, di more e lamponi. E sempre, in qualsiasi stagione, c'è odore di bosco e di pino, una fragranza che Mastro Lindo ancora non è riuscito a catturare.
Questo è uno scorcio di Branzi, piccolo ma grande paesino di montagna.

G.

venerdì 11 ottobre 2013

Polenta taragna e Funghi trifolati

Come anticipato, a volte scriveranno anche dei miei amici. Oggi lascio quindi la parola a Roberta, con una gustosa ricetta.

G.
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Eccoci qui, ad un'altra ricetta.

Per questo piatto la mia ispirazione principale è stata il tempo. Ebbene si, con l'autunno che avanza, le giornate uggiose e le temperature che calano, un bel piatto di polenta può rallegrarti la giornata, o per lo meno lo stomaco!
Io ho deciso di accompagnare la polenta, piatto "povero", con un misto di funghi, in questo caso: Porcini e Chiodini.
Secondo la tradizione, i funghi andrebbero cotti in un tegame di terracotta, in modo che il sapore e l'aroma dei funghi sia totalmente mantenuto, mentre per la polenta bisognerebbe usare un paiolo di rame (come quello che usava la nonna, per intenderci!).
Ma procediamo per gradi:

Preparazione Funghi trifolati:


- Funghi (porcini e chiodini)
- Due spicchi d'aglio
- Quattro cucchiai d'olio
- Una noce di burro
- Prezzemolo (q.b)
- Sale (q.b)

Pulire i funghi e raschiarli se necessario, per togliere eventuali radici o residui di terriccio. Dopo averli sciacquati in abbondante acqua corrente, affettateli in striscioline sottili e asciugateli con un panno umido.
In una padella (meglio antiaderente) versate tre cucchiai d'olio, con una noce di burro e due spicchi d'aglio, che toglierete non appena avranno raggiunto un colore dorato. Aggiungete i funghi quando l'olio inizia a sfrigolare, e cuoceteli per qualche minuto a fuoco alto, ricordandovi di mescolarli con delicatezza, per evitare che si rompano. Successivamente, abbassate il fuoco e unite al composto un pizzico di sale e il prezzemolo finemente tritato. Date una bella mescolate, e assaggiate per assicurarvi che siano giusti di sale.
All'incirca dopo venti minuti il vostro piatto sarà pronto, per essere versato come contorno alla vostra polenta o a un bel piatto di carne.

Preparazione Polenta:

- Farina per polenta taragna (misto di farina di mais e grano saraceno)
- Burro
- un cucchiaino di sale
- Acqua
(nota: il rapporto tra la quantità di farina e l'acqua è di 3 a 1: ogni 300 grammi di farina serve 1 litro di acqua)

In un paiolo di rame (per i fortunati che ne hanno ancora uno) o in una pentola con il fondo spesso, versate l'acqua e portatela ad ebollizione, poi salatela e versatevi la farina, facendola cadere pian piano e continuando a mescolare energicamente: è' importante mescolare continuamente con un mestolo, per evitare che si formino grumi e che si attacchi troppo alle pareti della pentola.
La cottura della polenta taragna è pià lunga rispetto a una polenta con farina di mais, quindi dovrete mescolare e cuocere per circa 40-45 minuti. Per capire se la cottura sia ad hoc, la polenta deve formare una crosticina lungo le pareti della pentola e, a mio parere, non c'è niente di meglio che assaggiarla per
capire se sia pronta da servire in tavola! Una volta pronta, spegnete il fuoco e aggiungeteci un po' di burro per farla insaporire.

Una volta pronta, non dovrete far altro che versarla nel piatto e accompagnarla con i funghi cotti in precedenza e fatti riscaldare! Io personalmente ho preferito una terrina, dando un tocco di "antico" al piatto semplice.


Buon Appetito!

Un consiglio sulla pulizia del paiolo: tolta la polenta, riempitelo di acqua fredda, in modo che lo sbalzo di temperatura faccia staccare la crosticina; in alternativa, riempitelo d'acqua e lasciatelo riposare per qualche ora. In questo modo la pulizia sarà molto meno impegnativa!

Roberta

mercoledì 9 ottobre 2013

Il Pippo

In questa nuova sezione “Gocce di Memoria” la mia intenzione è quella di raccontare storie. Storie vere, di vita vissuta, racconti che mi sono stati tramandati, situazioni in cui persone che camminano in questo mondo già da un po' o che hanno anche già smesso di camminare si sono trovate.
A tal motivo, oggi vorrei raccontarvi del Pippo e la memoria da cui proviene è quella della mia nonna materna. 

 Mia nonna aveva 13 anni quando cominciò la seconda guerra mondiale. È strano constatare come i suoi ricordi di quel periodo siano nitidi, chiare cartoline che la sua mente conserva, mentre si dimentica quello che ha fatto il giorno prima o durante la mattina. Visto poi il periodo che riguarda, la cosa mi stupisce doppiamente. Ad ogni modo, un giorno, verso la metà del periodo bellico, lei e sua sorella stavano andando alla cascina di famiglia per la strada che collegava Milano a Chiaravalle, un piccolo paesino di campagna appena fuori dalle porte della grande città. Durante la guerra, quella piccola strada sembrava essere assai insignificante dal punto di vista strategico, eppure, ricorda mia nonna, era famosa perchè lì passava “il Pippo”, un aereoplano che mitragliava chiunque camminasse sulla via. Era italiano? Tedesco? Americano? Nessuno lo sapeva, e nessuno che mia nonna conosceva aveva la minima idea di chi fosse costui, che compariva rombando all'orizzonte, sparava a raffica con la sua mitraglietta e poi se ne tornava da dove era venuto. L'aereo non aveva contrassegni e non era presente sempre. Un giorno c'era, quello dopo no, poi ricompariva e poi spariva per una settimana. L'imprevidibilità della sua comparsa rendeva difficile stabilire quando fosse sicuro percorrere la strada e le persone che dovevano passarci stavano all'erta, motivo per cui, quel giorno d'estate in cui mia nonna e sua sorella andavano in cascina, il rumore del Pippo le fece spaventare. Si avvicinava e loro si misero a correre. La strada è circondata da campi, giusto uno o due alberi lontanissimi e quindi nessun riparo. Nonna racconta che iniziarono a correre, ma ovviamente l'aereo era più veloce e quando arrivarono a tiro iniziò a sparare: che fossero due ragazze non importava; che non avessero la divisa non era importante; che non imbracciassero armi non era importante... a quanto pare se avevano la stessa nazionalità del Pippo non aveva ugualmente importanza. Si salvarono gettandosi nel fosso al lato della strada. Il Pippo non ripassava mai due volte a vedere se aveva colpito il bersaglio, quindi si allontanò per la sua strada, lasciando illese ma spaventate mia nonna e sua sorella.

La strada tra Milano e Chiaravalle - Oggi

Quando percorro quella strada oggi, mentre vado a Chiaravalle, mi viene sempre in mente questa storia, e cerco di immaginarmi come doveva essere all'epoca in cui mia nonna aveva 15 anni: la strada sterrata, i campi mezzi devastati dai bombardamenti di Milano, il fumo in lontananza... il fosso al lato della strada è l'unica cosa che secondo me è rimasta inalterata. Quel piccolo rivolo che più di settant'anni fa salvò la vita a mia nonna. Cerco di immaginarmi come ci si sente quando compare all'orizzonte un aereo che ha intenzione di spararti addosso chiunque tu sia, senza apparente ragione, e per quanto possieda una buona immaginazione sono sicura che, non avendo mai sperimentato sulla mia pelle una cosa del genere (per fortuna ovviamente!), non è lo stesso che ha provato lei in quel giorno d'estate. Ci sono cose che, sempre per nostra fortuna, forse non sapremo mai come sono.

G.

lunedì 7 ottobre 2013

Antipastino Veloce

Iniziamo la sezione GolosaMente (cibo e dintorni) con questa ricettina semplice e veloce.
In casa mia gli antipasti solitamente si mangiano in quattro occasioni: quando ci sono ospiti, a Pasqua, a Natale e a Capodanno.
Però tra i numerosi piatti che possono essere serviti, gli antipasti sono quelli che preferisco perchè sono veloci e soprattutto gustosi. L'altra sera avevo voglia di antipasti. Una cosa veloce, giusto per deliziare il palato con uno sfizietto mentre il primo ancora bolliva in pentola. Ma cosa preparare?

Cosa serve:

Pancetta coppata
Pagnotta
Insalata russa

Come si fa:

Tagliare delle fettine alte non più di due millimetri dalla pagnotta (è un po' complesso, se avete un'affettatrice vi consiglio di usarla, altrimenti consolatevi sapendo che se si dovessero rompere o non venire proprio dello stesso spessore, non ha importanza – consiglio solo che siano il più sottili possibile) e passatele nel forno o nel tostapane per renderle leggermente croccanti.
Su un piatto disponete a lato un cucchiaio di insalata russa.
Adagiatevi sopra una fettina di pane tostato, in modo che l'insalata russa sottostante non si trovi proprio al centro ma spostata (la fetta di pane resta quindi obliqua).
Prendete una fettina di pancetta e arrotolatela a rosellina, poi adagiatela sulla parte bassa del pane, rispetto all'insalata russa.
Decorate a piacimento il piatto (io ho messo una foglia di sedano e un pomodorino aperto in due).

Risultato:



Visto che mi sembrava un po' poco ho deciso di farlo doppio e di aggiungere un'altra fetta di pancetta coppata al pane. Ovviamente il tutto va a piacimento, a golosaggine e a quanto intendete mangiare dopo!
Fatemi sapere se vi 'gusta'!

G.


sabato 5 ottobre 2013

Il posto dei mirtilli

Dopo aver girato e rigirato i possibili nomi da dare al nuovo blog, ho deciso per questo: Huckleberry Field.
Gli huckleberry sono una varietà di mirtillo americana che crescono su piante e spesso vengono confusi coi cugini blueberry, cioè i mirtilli comuni che si trovano ovunque.
La scelta del nome è stata dettata dalla natura che assumerà il blog, che sarà differente dagli altri che avevo in precedenza e ormai da tempo abbandonati. Di cosa si tratterà quindi? Sinceramente non ho tutt'ora idea di come si svilupperà, e come per una pianta, io getto il seme e staremo a vedere come verrà su. L'idea generale è quella di tanti piccoli post, come tanti piccoli mirtilli, piccole bacche forse tutte appetitose, o forse no, ma questo è il rischio che si corre quando si coglie un frutto selvatico... A contribuire alla crescita del blog, forse non ci sarò solo io, ma anche alcuni miei amici che sforneranno mirtilli, chi con interventi singoli e chi con delle rubriche apposite, chi con esperienze personali e chi con cose di tutti i giorni. Le rubriche non saranno aperte tutte in una volta e poi riempite, ma come per il blog, si svilupperanno pian piano e verranno create quando si presenterà la necessità di raggruppare per argomento.
Ma perchè proprio i mirtilli? E in particolare, perchè proprio gli huckleberry, così sconosciuti rispetto a qualche altro frutto? Lasciatemi dire che la loro scoperta è stata una rivelazione quando, avventuratami in quel lontano continente oltreoceano anni or sono, li assaggiai per la prima volta nello Yellowstone Park in compagnia di un orso nero che golosamente se li gustava sul ciglio della strada. Come dire, la prima volta non si scorda mai... Una faccenda personale ma dal momento che il capo di questo spazio sono io, lasciatemelo fare! E poi proprio per farli conoscere, per dargli una voce e un posto un po' meno selvatico in cui sbocciare: il posto dei mirtilli.